Portfolio di The Lefthander, progetto solistico del cantautore Fabio Mancini
In primo piano
The Lefthander, buio e rinascita nel nuovo videoclip di Ly O Lay Ay Lo
Fabio Mancini, classe 1990, è musicista e cantante in numerosi progetti di musica originale e non, che vanno dal folk irlandese alla world music, dal rock al country, dal blues al cantautorato italiano. Dal 2018 con The Lefthander, inizia il suo progetto solista in cui raccoglie le proprie influenze irlandesi e americane, ispirandosi alle tradizioni folk della canzone raccontata, alla world music e al cantautorato. Nel 2020 esce il suo primo album The Leaving e appena un mese fa è uscito il suo secondo album, There and Back Again, dal quale è tratto il video di Ly O Lay Ay Lo.
Ly O Lay Ay Lo, l’anima folk si colora di nero
Mancano pochi giorni al lancio del nuovo videoclip di The
Lefthander, il primo tratto dal secondo album di There and Back Again.
Il 24 giugno Ly O Lay Ay Lo uscirà su tutti i social del cantautore
romano, mostrando al proprio pubblico, un racconto per immagini del brano che probabilmente
più di tutti riassume tutta l’evoluzione sonora dell’artista, tra le sonorità
acustiche del primo album e le tinte dark del secondo. Un suono cupo, dominato
dal lamento del violino distorto e dal ritmo incalzante, per un pezzo che vuole
descrivere sia una prigione che una fuga, un viaggio nei propri errori migliori,
come emerge dalle prime due strofe della canzone:
Let
the sun go down
Let
the waters rise
Let
yourself be drained
To
the end of time
Let
our glory pass
Let
our mistakes shine
Let
yourself confess
All
your sweetest shame
Così nel videoclip – girato da Marco Civilla presso lo
studio Note in Tempo a Roma – la danzatrice – Alberta Arena – sembra nascere
dal buio del mondo circostante di queste sonorità cupe e inquietanti ed
emergere da sola alla luce. Nella performance, la donna, come in trance estatica,
rivive verso dopo verso le parole della canzone, passando da uno stato di
abbandono a uno di risveglio concitato e nervoso, che testimonia la volontà di
voler scappar via dalle tenebre di un grembo materno e matrigno – la società –, volendo a tutti i costi affermare
se stessa. Tutto ciò naufragherà invece nella maschera bianca spersonalizzante
che ricopre il volto della performer che testimonia la sconfitta di questa
battaglia, così le due strofe finali della canzone:
Let
our time be few
Let
our nights be dark
Let
our days be cold
Let
us miss that spark
Let
the wind blow high
Let
the wind blow low
Spread
your wings and fly
We're
done with this show
There and Back Again, il secondo album di The Lefthander
There and Back Again,
uscito il 12 maggio scorso sulle principali piattaforme digitali di streaming è
un album di rinascita per Fabio Mancini. In questo lavoro trovano posto la
ricerca di un sound più elettrico e a tratti acido, marcato dal fiddle distorto,
accanto a ballate acustiche e narrative che partendo da arpeggi delicati finiscono
per trasformarsi in nenie dalle tinte inquietanti. Incursioni blues che citano i
maestri del genere – personali
declinazione del country-folk à la West Coast - e infine un omaggio ai Jethro
Tull – una delle band che rimangono di maggiore ispirazione per l’artista.
Tutte le tracce, come succedeva già in The Leaving e
com’è proprio per la filosofia dell’artista, sono collegate fra loro e a quelle
del primo album, come a disegnare un immaginifico itinerario di un unico
viaggio.